Recupero Case operaie

A misura d’uomo


A cavallo del 2000 tra la Cooperativa ECCAL e le Case Popolari di Palazzolo sull’Oglio (Società cooperativa di volontariato sociale a responsabilità limitata), si instaura uno stretto rapporto di collaborazione con l’obiettivo di recuperare il complesso delle case operaie. In particolare si parla di risanamento generale abitativo e riqualificazione degli edifici di Largo Case operaie. Secondo gli accordi siglati nel 2001 la Cooperativa ECCAL deve fornire il supporto tecnico-progettuale e infatti ben presto, sulla scorta dell’istituzione di un gruppo di lavoro composto dagli architetti Felice Labianca e Osvaldo Vezzoli, dal geometra Armando Marini (subentrato al geometra Franco Bonari prematuramente scomparso) e dallo storico locale Francesco Ghidotti, viene curata una relazione che cristallizza lo stato di fatto delle case operaie. L’accurato studio ha gettato le basi tecniche e burocratiche per il successivo intervento di ristrutturazione e ammodernamento.

 

Analisi sociale e demografica
L’analisi sociale e demografica redatta nel luglio 2002 ha permesso di comprendere chi siano gli abitanti di quegli edifici distribuiti tra largo Case operaie, via Gramsci, via Marconi e via Vico. Le considerazioni emerse dallo studio, indispensabile per poi procedere ad una proposta progettuale di ristrutturazione, sono state essenzialmente otto:

  • Nel ventennio 1982-2002 la popolazione dei residenti nella Case operaie ha subito un consistente calo, passando da 304 abitanti a 233 (pari a – 23,36%).
  • Le cause di questo calo possono essere sia la mortalità all’interno dei nuclei famigliari portando il numero dei nuclei composti da una sola persona anziana dal 37,04% al 44,44%, sia il progressivo invecchiamento della popolazione residente accompagnato da un modesto ricambio dei nuclei famigliari e, quindi, da un ridottissimo numero di nascite tanto che la percentuale degli studenti durante il ventennio considerato è passato dal 25,99% al 10,30%.
  • In questo contesto di forte invecchiamento dei residenti, dal 1982 al 2002, il numero dei giovani di età inferiore ai 25 anni si dimezza (da 89 unità a 40) e la percentuale cala dal 29,28% al 17,17%, mentre la percentuale degli ultrasessantenni passa dal 31,91% al 43,78% con punte che superano il 50% nel fabbricato di via Vico e nei due edifici in linea di largo Case operaie.
  • Nel ventennio considerato la percentuale dei residenti ultrasessantenni raddoppia passando dal 13,82% al 26,64% della popolazione delle case operaie.
  • Stabile sul 39% rimane invece la percentuale dei residenti collocati nell’età produttivo-lavorativa, ossia dal 26 ai 60 anni. La popolazione attiva delle case operaie costituisce quindi il 33,48% della sua popolazione, una percentuale di pochi punti inferiore a quella complessiva palazzolese.
  • La composizione sociale dei residenti in età lavorativa è dominata dalla presenza del ceto popolare che svolge un lavoro che per comodità chiamiamo operaio, mentre esiguo è il numero degli altri lavoratori dipendenti (impiegati, insegnanti…) e autonomi (commercianti e artigiani). In effetti i dati esposti dimostrano come dal 1982 al 2002 la struttura sociale popolare e operaia degli abitanti delle Case operaie sia rimasta pressoché immutata, confermando nella sostanza il fatto che questi fabbricati attualmente sono ricercati soprattutto da famiglie palazzolesi e forestiere non abbienti e in qualche caso anche da extracomunitari impiegati nelle industrie locali.
  • Siamo comunque alla presenza di nuclei famigliari operai e popolari, composti da una o due persone, che in tanti casi da molti decenni abitano negli alloggi della Case operaie. Prendiamo in considerazione il fabbricato di via Vico dove il 45% delle famiglie vi abita da oltre trent’anni e ben il 30% vi abita da oltre 45 anni. Sono attualmente nuclei famigliari composti quasi sempre da una sola persona che occupa gli stessi vani (di solito tre) un tempo ospitanti la stessa famiglia ben più numerosa nei suoi componenti. Lo stesso discorso vale per il fabbricato di via Marconi nel quale ben otto famiglie su dodici vi abitano da oltre 35 anni e quattro da oltre 45. Così pure nei fabbricati di via Largo Case operaie e di via Gramsci dove in entrambi i casi il 46% dei nuclei famigliari è costituito da una sola persona, in prevalenza anziana ultrasessantenne o ultrasettantenne, che quasi spesso qui dimora da oltre 45 anni.
  • Questa realtà sociale consolidatasi nei decenni ha determinato una situazione abitativa varia e complessa, nella quale la Società case popolari di Palazzolo sull’Oglio ha svolto una gestione di manutenzione ordinaria dei singoli fabbricati, perché economicamente impossibilitata a mettere in atto vere opere di ristrutturazione e di adeguamento tecnico e igienico-sanitario in quanto ha da sempre attuato una scelta basata sulla riscossione di affitti poco onerosi e in molti casi assai modesti. Questa scelta sociale ha determinato che alcune famiglie, economicamente in grado di sopportare spese di ammodernamento dei propri alloggi, hanno preso a loro totale carico le opere di ristrutturazione interna.

 

Stato di fatto degli edifici
Quasi tutti gli edifici del quartiere Largo Case operaie, costruiti tra il 1902 ed il 1925, rispondono ad una logica progettuale pressoché identica sia sotto l’aspetto strutturale e tipologico, sia formale. Pertanto l’analisi dello stato di fatto dei singoli edifici è risultata spesso simile e ripetitiva. Tuttavia per una corretta valutazione l’équipe di tecnici ha ritenuto opportuno procedere con un’analisi di tutti i fabbricati secondo l’ordine cronologico di costruzione.

Costruito nel 1902 presenta una pianta rettangolare con un fronte di circa 80 metri ed una profondità costante di 10,30 metri. L’edificio ha complessivamente una superficie lorda di piano di metri quadrati 824 che si ripetono costantemente sui tre livelli residenziali aventi altezza media di 2,98 metri e nel sottotetto con altezza in gronda di 1,88 metri ed in colmo di 3,53 metri. E’ presente anche un piano interrato diviso longitudinalmente in due parti: una a terrapieno pari al 50% ed una destinata a scantinato per una superficie lorda di 412 metri quadrati. Dal punto di vista tipologico il fabbricato è caratterizzato da dodici moduli di case a schiera di circa 6,50 metri per 10,30 metri simmetrici a blocchi di sei. Ogni casa a schiera è composta da un piano terra di circa 57 metri quadrati utili destinati alla zona giorno dalla quale si accede, attraverso una rampa di scale, al piano primo destinato a zona notte e da questo al sottotetto avente altezza utile media di 2,70 metri. Originariamente nel sottotetto era collocato il bagno. Dal piano terra si accede anche ad un piano interrato con soffitto a volta di circa 27 metri quadrati utili destinato a cantina. Strutturalmente ogni modulo-schiera è caratterizzato da una muratura perimetrale mista mattoni-pietre con spessore medio di 50 centimetri ed una spina centrale di analoghe caratteristiche. Ortogonali ai muri perimetrali ed al muro di spina si posizionano i solai in legno, costituiti da travetti lignei con sovrastante assito, sottofondo in malta e superiore pavimento in cotto e sotto un cannucciato intonacato. Il tetto presenta una struttura lignea portante costituita da una trave di colmo centrale, da due terzere mediane e da radici perimetrali. Perpendicolarmente alle travi, terzere e radici si sviluppano i travicelli con sovrastante assito alternato, listelli e manto di copertura in tegole di cotto. Dal punto di vista impiantistico ogni modulo-schiera presenta elementi tecnologici minimi ed a eccezione di alcuni casi sporadici il riscaldamento è affidato ancora alle stufe. L’edificio, decoroso ad un primo impatto visivo, presenta alcune evidenti condizioni di degrado specifiche, sia per quanto concerne gli intonaci esterni, sia la struttura lignea del sottotetto, sia l’impiantistica generale non a norma, sia gli aspetti igienico-sanitari minimi e per ultimo la mancata corrispondenza ai disposti della legge numero 13 del 1989 sul superamento delle barriere architettoniche.

Costruito nel 1907, presenta una pianta rettangolare con un fronte di 35,10 metri ed una profondità costante di 10,20 metri. Sul fronte Ovest si evidenziavano originariamente tre blocchi intervallati di servizi igienici da 3,90 metri per 1,55 metri, successivamente modificati attraverso l’accorpamento di due di essi in un unico blocco di 19,68 metri per 1,55 metri. Attualmente l’edificio presenta una superficie lorda coperta per piano di metri quadrati 395 che si ripete costantemente sui quattro livelli: tre residenziali con altezza media di 3 metri ed un sottotetto con altezza in gronda di 1,55 metri ed in colmo di 3,58 metri. Dal punto di vista tipologico è caratterizzato da tre moduli rettangolari di circa 11,50 metri per 10,20 metri ripetitivi ed accostati tra loro sul lato breve. Ogni modulo, al piano terra, è diviso simmetricamente in due parti da un corridoio passante con ingressi contrapposti e vano scale laterale a “L”. Questo asse (corridoio) funge da elemento distributivo: verticalmente per i successivi piani primo, secondo e sottotetto; orizzontalmente per i due bilocali, uno a destra e l’altro a sinistra e per le due latrine esterne alle abitazioni. Lo stesso modulo si ripete poi ai piani successivi, recuperando parzialmente una parte terminale del corridoio a superficie residenziale in modo da ricavare un bilocale ed un trilocale, con le rispettive latrine esterne all’abitazione. Strutturalmente ogni modulo è caratterizzato da una muratura perimetrale mista mattoni-pietre con spessore medio di 55 centimetri ed una spina centrale anch’essa di analoghe caratteristiche ma di spessore inferiore (circa 40 centimetri). Ortogonali ai muri perimetrali ed al muro di spina si posizionano i solai in legno, costituiti da travetti lignei con sovrastante assito, sottofondo in malta e superiore pavimento in cotto e sotto un cannucciato intonacato. Il tetto presenta una struttura lignea portante costituita da una doppia trave di colmo all’interno della quale si snodano le canne fumarie, puntoni intervallati a circa 4 metri, terzere mediane ai puntoni e radici perimetrali. Perpendicolarmente alle travi, terzere e radici si sviluppano i travicelli con sovrastante assito alternato, listelli e manto di copertura in tegole di cotto. Dal punto di vista impiantistico l’edificio presenta elementi tecnologici minimi, in molti casi vetusti di 40-50 anni e ad eccezione di alcuni casi sporadici il riscaldamento è affidato ancora alle stufe. L’edificio seppur decoroso ad un primo impatto visivo è attualmente soggetto a condizioni di degrado piuttosto evidenti sia per quanto riguarda gli intonaci esterni, sia la struttura lignea (dove molti solai presentano gradi di flessione preoccupante), sia l’impiantistica generale non a norma, sia gli aspetti igienico-sanitari minimi e per ultimo la mancata corrispondenza ai disposti della legge sul superamento delle barriere architettoniche.

L’edificio è la sommatoria di più interventi architettonici susseguitisi dal 1907 al 1955. Il primo fabbricato venne costruito nel 1907 mentre nel 1914, ad una distanza laterale di 6 metri, venne edificato un secondo edificio con caratteristiche tipologiche del tetto simili al primo. Dal punto di vista tipologico questi primi due fabbricati erano caratterizzati ognuno da quattro moduli rettangoli di circa 11,50 metri per 10,30 metri ripetitivi ed accostati tra loro sul lato breve; moduli rimasti tuttora inalterati e leggibili architettonicamente. Ogni modulo, al piano terra, è diviso simmetricamente in due parti da un corridoio passante con ingressi contrapposti e vano scale laterale a “L”. Questo asse (corridoio) inoltre funge da elemento distributivo: verticalmente per i successivi piani primo, secondo e sottotetto; orizzontalmente per i due bilocali, uno a destra e l’altro a sinistra e le rispettive latrine esterne alle abitazioni. Lo stesso modulo si ripete poi ai piani successivi recuperando parzialmente una parte terminale del corridoio a superficie residenziale in modo da ottenere un bilocale e un trilocale anch’esso con le rispettive latrine sempre esterne all’abitazione. Nel 1938 i due fabbricati furono uniti al fine di ottenere un unico edificio funzionale con un fronte di circa 88 metri per una profondità di 10,30 metri, il tutto pari a una superficie coperta di 906 metri quadrati. Nel 1955 per ulteriori esigenze si decise di sopralzare i quattro moduli centrali del fabbricato (circa 50 metri per 10,30 metri) di altri due piani. Dopo l’intervento del 1955, l’edificio rimasto a tutt’oggi inalterato presenta una superficie lorda di piano di 906 metri quadrati per i piani terra, primo e secondo ed una superficie lorda di 516 metri quadrati per il piano terzo e quarto. Strutturalmente il fabbricato è caratterizzato da una muratura perimetrale mista mattoni-pietre con spessore variabile da 55 centimetri a 45 centimetri ed una spina centrale anch’essa di analoghe caratteristiche ma di spessore inferiore (circa 40 centimetri). Ortogonali ai muri perimetrali ed al muro di spina si posizionano i solai in legno: per i primi tre piani caratterizzati da travetti lignei con sovrastante assito, sottofondo in malta e superiore pavimento in cotto e sotto un cannucciato intonacato; per gli ultimi due piani in latero cemento. Il tetto presenta, sul corpo di tre piani, una struttura lignea portante costituita da una doppia trave di colmo all’interno della quale si snodano le canne fumarie, puntoni intervallati a circa quattro metri, terzere e radici si sviluppano i travicelli con sovrastante assito alternato, listelli e manto di copertura in tegole di cotto. Il tetto del 1° e 5° piano del sopralzo centrale è in latero cemento. Dal punto di vista impiantistico l’edificio presenta elementi tecnologici minimi, in molti casi vetusti di 40-50 anni ed, a eccezione di alcuni casi sporadici, il riscaldamento è affidato ancora alle stufe. L’edificio seppur decoroso ad un primo impatto visivo è attualmente soggetto a condizioni di degrado piuttosto evidenti sia per quanto concerne gli intonaci esterni, sia riguardo alla struttura lignea dei primi tre piani dove molti solai presentano significativi gradi di flessione preoccupante. L’impiantistica generale nella maggior parte delle abitazioni non è a norma, così come minimi sono gli aspetti igienico-sanitari. Per ultimo i cinque piani dell’edificio non hanno corrispondenza ai disposti delle legge numero 13 del 1989 sul superamento delle barriere architettoniche.

Costruito nel 1920, ha subito nel 1954 un ampliamento in estensione di circa 13 metri per 10,50 metri ad uso commerciale. Attualmente si presenta a pianta rettangolare con un fronte di circa 69 metri per una profondità costante di 10,50 metri ed una superficie lorda di piano di 725 metri quadrati che si ripetono costantemente sui quattro livelli: tre residenziali con altezza media di tre metri ed un sottotetto con altezza in gronda di 1,35 metri ed in colmo di 3,25 metri. Dal punto di vista tipologico il fabbricato era originariamente caratterizzato da cinque moduli rettangoli di circa 11,50-12 metri per 10,20 metri ripetitivi ed accostati tra loro sul lato breve. L’ultimo di questi moduli, sul lato Sud, è stato modificato e ampliato nel 1954. Attualmente ogni modulo, al piano terra, è diviso simmetricamente in due parti da un corridoio passante con ingressi contrapposti e vano scale laterale a “L”. Questo asse (corridoio) inoltre funge da elemento distributivo: verticalmente per i successivi piani primo, secondo e sottotetto; orizzontalmente per i due bilocali, uno a destra e l’altro a sinistra e le due rispettive latrine esterne alle abitazioni. Lo stesso modulo si ripete in modo simile per i piani successivi. Strutturalmente ogni modulo è caratterizzato da una muratura perimetrale mista mattoni-pietre con spessore di 55 centimetri ed una spina centrale anch’essa di analoghe caratteristiche ma di spessore inferiore (circa 40 centimetri). Ortogonali ai muri perimetrali e al muro di spina si posizionano, per le parti originarie del 1920, i solai in legno costituiti da travetti lignei con sovrastante assito, sottofondo in malta e superiore pavimento in cotto e sotto un cannucciato intonacato, mentre per l’ampliamento i solai sono in latero cemento. Il tetto nella parte originaria presenta una struttura lignea portante costituita da una doppia trave di colmo all’interno della quale si snodano le canne fumarie, puntoni intervallati a circa quattro metri, terzere mediane ai puntoni e radici perimetrali. Perpendicolarmente alle travi, terzere e radici si sviluppano i travicelli con sovrastante assito alternato, listelli e manto di copertura in tegole di cotto. L’ampliamento invece è caratterizzato da un tetto a padiglione in latero cemento. Dal punto di vista impiantistico l’edificio presenta elementi tecnologici minimi, in molti casi vetusti di 40-50 anni e, ad eccezione di alcuni casi sporadici, il riscaldamento è affidato ancora alle stufe. L’edificio seppur decoroso ad un primo impatto visivo è attualmente soggetto a condizioni di degrado piuttosto evidenti nella parte originaria degli anni Venti, sia per quanto concerne gli intonaci esterni, sia per la struttura lignea dove alcuni solai presentano gradi di flessione preoccupanti, sia per l’impiantistica generale non a norma, sia per gli aspetto igienico-sanitari minimi e per ultimo la mancata corrispondenza ai disposti della legge sul superamento delle barriere architettoniche.

Costruito nel 1925 presenta una pianta rettangolare con un fronte di circa 51,50 metri ed una profondità costante di 10,55 metri. La superficie lorda coperta per piano è di 543 metri quadrati e si sviluppa in modo ripetitivo su quattro livelli: tre piani residenziali con altezza media di 3,07 metri ed il sottotetto con altezza in gronda di 1,40 metri e in colmo di 3,44 metri. Dal punto di vista tipologico il fabbricato è suddiviso dai tre vani scala in quattro blocchi: due laterali che si caratterizzano in un modulo da 8,60 metri per 10,55 metri con due unità abitative di quattro vani cadauna e due moduli centrali di 11,70 metri per 10,55 metri che si strutturano in quattro unità abitative di tre vani. I rispettivi servizi igienici, posizionati a due a due nello spazio attributivo del corridoio, come in quasi tutti gli edifici delle case operaie, sono esterni alla abitazione residenziale. Tale caratteristica tipologica si ripete poi per ogni piano dell’edificio. Strutturalmente il fabbricato è caratterizzato da una muratura perimetrale mista mattoni-pietre con spessore medio di 45 centimetri ed una spina centrale di analoghe caratteristiche. Ortogonali ai muri perimetrali ed al muro di spina si posizionano i solai in legno, costituiti da travetti lignei con sovrastante assito, sottofondo in malta e superiore pavimento in cotto e sotto un cannucciato intonacato. Il tetto presenta una struttura lignea portante costituita da una doppia trave di colmo all’interno della quale si snodano le canne fumarie, puntoni intervallati a circa quattro metri, due terzere e radici perimetrali. Perpendicolarmente alle travi, terzere e radici si sviluppano i travicelli con sovrastante assito alternato, listelli e manto di copertura in tegole di cotto. Dal punto di vista impiantistico l’edificio presenta elementi tecnologici minimi ed in molti casi vetusti di 40-50 anni ed a eccezione di alcuni casi sporadici il riscaldamento è affidato ancora alle stufe. L’edificio seppur decoroso ad un primo impatto visivo è attualmente soggetto a condizioni di degrado piuttosto evidenti, sia per quanto concerne gli intonaci esterni, sia per la struttura lignea (dove molti solai presentano evidenti gradi di flessione), sia per l’impiantistica generale non sempre a norma, sia per gli aspetti igienico-sanitari minimi e per ultimo la mancata corrispondenza ai disposti delle legge sul superamento delle barriere architettoniche.

 

L'intervento di ristrutturazione

L’intervento progettuale si è posto essenzialmente quattro obiettivi:

  • il recupero e la conservazione degli elementi stilistici e tipologici che caratterizzano il complesso “Largo Case operaie”;
  • il consolidamento statico delle strutture murarie verticali e di quelle lignee orizzontali dei solai e dei tetti e dove questo non sarà possibile si procederà alla sostituzione parziale o totale degli stessi con conservazione dei materiali, delle loro caratteristiche tecniche e morfologiche;
  • l’adeguamento tecnologico degli impianti elettrici, di riscaldamento ed igienico-sanitario di tutti gli alloggi;
  • la dotazione di strutture verticali che rendano le abitazioni conformi a quanto previsto dalla legge numero 13 del 1989.

Il primo intervento è stato perseguito attraverso il recupero e la conservazione degli elementi propri e specifici delle Case operaie: la tipologia delle facciate con i suoi elementi decorativi, la tipologia del tetto e delle coperture ed i modelli degli infissi esterni. L’ottica del recupero e della conservazione è stata favorita dalla buona attinenza che lo stato di fatto ha presentato in relazione all’esigenza di progetto; pertanto anche la ristrutturazione degli interni è stata realizzata in sintonia con le regole di fruizione e di relazione che caratterizzano oggi lo stato di fatto. Mentre la struttura muraria verticale presenta una accettabile garanzia di solidità, salvo alcuni interventi di consolidamento, molto più complessa ed articolata si presenta, all’analisi dello stato di fatto, la struttura lignea dei solai e del tetto.
Nel caso specifico delle strutture orizzontali si sono perseguiti due percorsi: ove possibile il mantenimento e la valorizzazione dei solai lignei esistenti, attraverso opere di consolidamento che hanno garantito una perfetta solidità statica nel rispetto delle normative esistenti; nel caso opposto la sostituzione integrale degli stessi salvaguardandone la caratteristica e la morfologia propria delle strutture lignee, in modo da integrare, in un insieme omogeneo, consolidamento e rifacimento.
Il terzo punto si è posto l’obiettivo di dotare ogni unità abitativa di un’impiantistica che risponda ai requisiti di sicurezza e rispetto delle disposizioni di legge vigenti.
Per quanto riguarda l’adeguamento igienico-sanitario l’obiettivo è stato di dotare ogni abitazione di un proprio servizio autonomo, mantenendo come caratteristica tipologica la collocazione dello stesso non integrata nell’abitazione ma accessibile da essa.
Il collegamento interno ai vari piani è stato garantito dalla collocazione di un ascensore a norma, inserendolo in uno spazio che, anche nello stato di fatto, si identifica già come elemento di collegamento distributivo verticale ed orizzontale.